Opera Arias and Concertos
Ensemble Andromeda
Francesco Bergamini,violino di spalla
Joanna Crosetto, violino
Nina Przewozniak, violino
Gabriele Cervia, violino
Alessandro Curtoni, viola
Lamberto Curtoni, violoncello
Roberto Stilo, contrabbasso
Francesco Olivero, tiorba
Matteo Cotti, clavicembalo
La Mandria di Chivasso (TO)
Informazioni sull'album
Il genere del concerto strumentale, nelle sue due declinazioni di concerto solistico e concerto grosso, caratterizzate rispettivamente dalla contrapposizione tra uno strumento solista o un gruppo di strumenti (detto concertino) e il resto della massa orchestrale, si sviluppa nella seconda metà del Seicento ed è una delle più importanti e storicamente rilevanti conquiste del Barocco strumentale italiano. Portato a un primo culmine del suo sviluppo da compositori quali Arcangelo Corelli, Giuseppe Torelli e Tomaso Albinoni, il genere si evolve fino a raggiungere il suo vertice assoluto nell’opera di Antonio Lucio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741). Quest’ultimo codifica il genere del concerto solistico strutturandolo secondo un impianto costituito, nella maggior parte dei casi, da tre movimenti. I due movimenti esterni sono vivaci e sono caratterizzati dall’alternanza tra solo e tutti e dal notevole impegno virtuosistico richiesto al solista; tra di essi è incastonato un movimento lento improntato all’espansione melodica e alla cantabilità. I dodici concerti inclusi nella raccolta L’estro armonico, pubblicata nel 1711 ad Amsterdam dall’editore Estienne Roger, rappresentano la punta di diamante della produzione concertistica vivaldiana. Il titolo della raccolta è programmatico e allude al desiderio di conciliare due spinte opposte: da una parte quella impressa dalla fantasia creatrice, e dall’altra quella imposta dall’osservanza di severe regole strutturali in ambito formale e ar- monico. Il desiderio di dare un preciso ordine alla raccolta emerge anche nella sua organizzazione architettonica, che prevede una ripartizione dei dodici concerti in quattro gruppi di tre concerti ciascuno: uno per violino, uno per due violini (o per due violini e violoncello) e uno per quattro violini (o per quattro violini e violoncello), secondo un calcolato gioco di simmetrie e corrispondenze interne. In questo ambito, i concerti a più strumenti soli costituiscono un’estensione del concetto di concerto solistico e, in particolare, quelli per due violini e violoncello rappresentano un inedito innesto (o ibrido) tra questo genere e quello del concerto grosso, di cui il trio formato dai due violini e il violoncello costituisce il concertino. In questo senso L’estro armonico rappresenta il luogo in cui le precedenti esperienze in ambito strumentale convergono e vengono portate alla perfezione. Non è un caso che alcuni concerti di questa raccolta abbiano suscitato l’interesse di Johann Sebastian Bach, che ne realizzò ben tre trascrizioni (o meglio, elaborazioni) per clavicembalo, due per organo e una per quattro clavicembali, archi e basso continuo. Questo da una parte ci dà una misura della stima e dell’ammirazione di cui Vivaldi godeva presso i suoi contemporanei, e dall’altra rimarca quanto quest’opera rappresenti un ponte tra passato e futuro: il genere del concerto strumentale “all’italiana”, esportato al di fuori dei confini nazionali, si evolverà infatti successivamente fino a plasmare il linguaggio sinfonico classico portato al massimo splendore dai compositori della Prima Scuola di Vienna (segnatamente, da Haydn e da Mozart). Una porzione minoritaria dei concerti di Antonio Vivaldi è costituita da composizioni destinate alla sola orchestra d’archi (con basso continuo), senza il coinvolgimento di strumenti solisti. Uno degli esemplari più celebri è dato dal Concerto “alla rustica”, articolato secondo la classica scansione in tre movimenti: a un primo tempo caratterizzato da un andamento di danza, seguono un secondo tempo lento e maestoso realizzato con una impressionante economia di mezzi, e un movimento finale dal carattere festoso e popolaresco che sembra giustificare il titolo attribuito al concerto. Se una parte significativa della produzione vivaldiana è costituita dalle composizioni strumentali e concertistiche, non meno importante è il versante occupato dalle opere vocali: i melodrammi da lui composti occupano in quest’ambito un posto di rilievo, anche se, dei circa cinquanta titoli di cui si ha testimonianza, la metà è da considerare perduta in parte o in toto. Le trame di queste opere attingono spesso al vasto serbatoio di vicende tratte dalla mitologia e dalla storia antica (come nel caso del dramma per musica Arsilda, regina di Ponto) o dai romanzi medievali (Orlando finto pazzo e Orlando furioso); talvolta l’ambientazione è esotica: è il caso del dramma per musica La verità in cimento, la cui vicenda si svolge nell’oriente ottomano. L’impianto dei melodrammi vivaldiani è improntato all’alternanza tra recitativi e arie (o analoghi numeri chiusi destinati a un ensemble invece che alla voce sola): mentre lo scopo dei primi è quello di far scorrere velocemente la vicenda, le seconde forniscono l’istan- tanea di un dato snodo della trama e per questo congelano l’azione in quel parti- colare momento. Una caratteristica tipica dell’opera barocca riguarda l’autonomia nei rapporti tra compositori e librettisti: così, un dato libretto poteva essere (e di fatto era) messo in musica da diversi compositori (e si tratta di una pratica che è sopravvissuta almeno fino alla fine del Settecento); in maniera analoga, un compositore poteva disinvoltamente adat- tare la musica composta per l’aria di una data opera a un passo del libretto di un’opera diversa o, addirittura, utilizzare la stessa aria in opere diverse. È il caso, per esempio, dell’aria Amato ben, tu sei la mia speranza, che Vivaldi ha utilizzato nei due drammi per musica La verità in cimento ed Ercole su’l Termodonte. Le vi- cissitudini legate a questa aria, tuttavia, non si esauriscono qui, perché il materiale melodico che la costituisce è stato anche riutilizzato (o, meglio, trasfigurato, alla luce delle differenti esigenze imposte dal genere strumentale) nel Concerto in do minore per violino, archi e basso continuo RV761. Danilo Karim Kaddouri
TRACK LISTING
Opera Arias and Concertos | |||||
1. | Amato ben tu sei la mia speranza | [07’15’’] | |||
Concerto in re minore RV 565 n.11 op.3 per 2 violini, violoncello e orchestra | |||||
2. | Allegro | [00’55’’] | |||
3. | Adagio e spiccato | [00’33’’] | |||
4. | Allegro | [02’53’’] | |||
5. | Largo e spiccato | [02’39’’] | |||
6. | Allegro | [02’39’’] | |||
7. | Sposa son disprezzata | [08’18’’] | |||
Concerto in Sol maggiore per archi e b.c. "alla rustica" RV 151 | |||||
8. | Presto | [01’28’’] | |||
9. | Adagio | [01’04’’] | |||
10. | Allegro | [01’44’’] | |||
11. | Alma oppressa | [05’14’’] | |||
Concerto in Re maggiore per violino e orchestra RV 230 n. 9 op.3 | |||||
12. | Allegro | [02’06’’] | |||
13. | Larghetto | [03’52’’] | |||
14. | Allegro | [02’21’’] | |||
15. | Un raggio di speme | [04’27’’] | |||
Concerto in La minore per due violini e orchestra RV 522 n.8 op.3 | |||||
16. | Allegro | [03’36’’] | |||
17. | Larghetto e spiccato | [03’48’’] | |||
18. | Allegro | [03’28’’] | |||
19. | Tornar voglio al primo ardore | [03’47’’] | |||
T.T. | [62’59”] |