Roma. La Fondazione Primoli ha ospitato una giornata di studi sul Progetto Clori, volto a catalogare l’immenso patrimonio della cantata italiana.

Articolo scritto da Giovanni Tasso

Nel 2006 la Società Italiana di Musicologia, l’Università di Roma “Tor Vergata” e l’Istituto Italiano per la Storia della Musica avviarono l’Archivio della Cantata Italiana Clori, un progetto estremamente ambizioso, volto a catalogare i manoscritti e le edizioni a stampa delle cantate italiane custodite nelle biblioteche europee, la maggior parte dei quali versava in uno stato di completo oblio da secoli.

Questa iniziativa, coordinata e diretta da Teresa Gialdroni (Università di “Tor Vergata”) e Licia Sirch (Conservatorio di Milano) andava a colmare una grave lacuna, che – anche in una fase di vigorosa riscoperta del repertorio barocco – aveva finito per relegare la cantata in un ruolo di secondo piano del tutto immeritato. Infatti, la cantata da camera – così come l’opera – rappresenta meglio di qualsiasi altro genere fiorito tra il XVII e il XVIII secolo l’essenza della civiltà barocca, grazie a un armonioso connubio tra la musica, la poesia, l’arte, l’eredità dell’epoca classica (come le vicende mitologiche e i personaggi della storia greca e romana), i vagheggiamenti arcadici per il semplice mondo dei pastori e delle ninfe e i non infrequenti intenti encomiastici nei confronti dei potenti dell’epoca, che in questo modo hanno potuto fruire di una insperata immortalità.

Questo progetto è stato portato avanti con passione e impegno da un gran numero di studiosi e di allievi delle facoltà musicologiche del nostro paese e si è concretizzato nel sito web consultabile liberamente www.cantataitaliana.it, che oggi contiene le schede di oltre 10.000 cantate composte tra il 1620 e i primi anni del XIX secolo, con una netta prevalenza di opere scritte nella prima metà del Settecento.

Ogni scheda prende in esame una cantata, indicando un gran numero di informazioni, tra cui la collocazione, la data di composizione, l’autore, l’organico vocale e strumentale, la descrizione analitica dei brani di cui si compone (recitativi e arie), il testo poetico e non di rado una o più immagini del manoscritto. Si tratta, quindi, di una risorsa di grande valore non solo per i musicologi, ma anche per gli studiosi di altre discipline (letteratura italiana, arte, teatro, storia), gli ensemble musicali, gli organizzatori di rassegne musicali e le case discografiche più sensibili al fascino dell’inedito, che in questo modo possono proporre al pubblico opere dimenticate da secoli, allargandone notevolmente gli orizzonti culturali.

Questa vocazione multidisciplinare del Progetto Clori è stata indagata nel corso della giornata di studi “Dal database alla ricerca: nuovi studi sulla cantata italiana”, tenutasi il 9 dicembre nella meravigliosa cornice della Fondazione Primoli di Roma.

Dopo i saluti istituzionali, la sessione mattutina presieduta da Giulia Giovani (Università di Siena) si è aperta con l’intervento di Klaus Pietschmann, professore della Johannes-Gutenberg-Universität di Mainz e membro del RISM (Répertoire International des Sources Musicales), che ha fatto una rapida disamina della genesi e dello sviluppo del Progetto Clori, sottolineandone l’efficacia, che ha portato a una sua maggiore integrazione nel RISM, un’istituzione con redazione centrale a Francoforte e numerosi sedi sparse in numerosi paesi, che si occupa della catalogazione e della documentazione delle fonti musicali di tutto il mondo.

Grazie a questa forma di integrazione, la cantata italiana potrà raggiungere più facilmente gli studiosi, esportando una delle nostre numerose eccellenze in campo musicale. Dopo questo intervento, al microfono si sono alternati Anna Bianco (Universiteit van Amsterdam), Luca Della Libera (Conservatorio di Frosinone), Sabine Ehrmann-Herfort (Istituto Storico Germanico), Chiara Pelliccia (ERC Project PerformArt), Florinda Nardi (Università di Roma “Tor Vergata”), Alessio Ruffatti (Conservatorio di Padova), Anna Tedesco (Università di Palermo), che hanno messo in evidenza i numerosi contributi positivi che il database ha portato nei rispettivi campi di studio, mentre il celebre controtenore Raffaele Pe e Giovanni Tasso (critico discografico e consulente di stagioni musicali) hanno aggiunto una serie di osservazioni più vicine alla realtà concertistica, sottolineando che il database non è ancora utilizzato come potrebbe (e dovrebbe) dalla maggior parte degli ensemble musicali, che potrebbero contribuire a “chiudere il cerchio”, portando lo studio musicologico alla piena fruizione del pubblico che affolla le sale da concerto e acquista i dischi di musica classica.

Nel pomeriggio Giacomo Sciommeri ha presieduto la sessione significativamente intitolata “Clori 2.0; un database per la ricerca futura”, nel corso del quale agli studiosi intervenuti in mattinata si sono aggiunti Gabriele Gamba (Sistema Bibliotecario di Reggio Emilia) e Rodolfo Zitellini (RISM), per discutere sul futuro del Progetto Clori, che prevede l’individuazione di supporti informatici sempre più efficaci, il proseguimento della ricerca d’archivio, la ricerca di un rapporto più proficuo con gli altri attori del panorama musicale e l’elaborazione di nuove strategie che possano portare la cantata alla conoscenza di un pubblico sempre più vasto, che non escluda anche i licei, nei cui programmi la storia della musica brilla per la sua totale assenza. Una pia illusione? Forse non del tutto.

Fonte: Civico 20 News

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